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13/2/2019
Slitta ancora il fondo risparmiatori
I tempi per il via libera al primo decreto attuativo del fondo risparmiatori da 1,5 miliardi introdotto dalla manovra si allungano rispetto al calendario indicato dal governo nei giorni scorsi.

 I tempi per il via libera al primo decreto attuativo del fondo risparmiatori da 1,5 miliardi introdotto dalla manovra si allungano rispetto al calendario indicato dal governo nei giorni scorsi. Domani il sottosegretario all’Economia Alessio Villarosa (M5S) incontrerà le associazioni dei risparmiatori, che nei giorni scorsi avevano chiesto a gran voce la convocazione. Ma nessuno nel governo è disposto a scommettere sul fatto che questa sia davvero la settimana giusta, come annunciato dal vicepremier Di Maio sabato scorso a Vicenza. E lo stesso Villarosa riconosce che non c’è una «data precisa» prevista per il via libera. Il tema ha dominato le discussioni ieri in Aula alla Camera. All’ordine del giorno c’era il decreto Carige, su cui Montecitorio ha respinto tutti gli emendamenti in vista dell’approvazione di oggi per il passaggio del testo al Senato. La battaglia del resto si era già giocata in commissione Finanze, dove tra inammissibilità e voti contrari sono caduti i correttivi che puntavano ad aumentare le pene per i reati finanziari e a stringere sui passaggi da ruoli di vigilanza a posti da amministratore. Tutti temi su cui i Cinque Stelle annunciano di voler tornare «nel primo provvedimento utile», che dovrebbe essere individuato nel disegno di legge banche previsto anche nell’elenco dei collegati alla manovra. Ma alla Camera il decreto Carige ha rappresentato più che altro l’occasione per le opposizioni di attaccare sulle incognite del fondo risparmiatori. Dal Pd a Forza Italia, è stata una pioggia di richieste al governo di spiegare ufficialmente le obiezioni arrivate dalla commissione Ue su platea, necessità di un passaggio giudiziale o arbitrale, burden sharing e uscita dal mercato dei prodotti finanziari (come dettagliato sul Sole 24 Ore del 2 febbraio). Richieste di chiarimenti respinte dal governo perché considerate «non attinenti» alla questione Carige. Ma l’allungamento dei tempi sia rispetto alla scadenza prevista dalla manovra (30 gennaio) sia al calendario indicato nei giorni scorsi mostra che l’idea di andare avanti a prescindere dalle obiezioni Ue è più complicata del previsto. Nelle riunioni di questi giorni al ministero dell’Economia è stato sottolineato il fatto che il rischio di procedura d’infrazione, con tanto di obbligo di recuperare i rimborsi riconosciuti illegittimamente, espone a responsabilità erariali in grado di bloccare sia l’iter dei provvedimenti attuativi sia l’attività della commissione tecnica che dovrebbe vagliare le domande. Le bozze di decreto provano ad andare incontro alle obiezioni Ue, escludendo a priori dai rimborsi clienti professionali e investitori qualificati e affidando alla commissione il compito di valutare la presenza di «violazioni massive» del Testo unico della finanza. Ma in gioco c’è anche il Codice civile (articolo 2043) ,che prevede rimborsi quando il danno è «ingiusto» per «fatto doloso e colposo». Entrambe le normative, domestica e comunitaria, spingono per la presenza di un giudice o un arbitro: ma il ritorno in gioco di queste figure sarebbe un passo indietro politicamente complicato da gestire per la maggioranza. 


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