13/2/2019 Risparmiatori, dopo lo stop Ue decreto rimborsi ancora nel caos Dopo l’accesa assemblea dei risparmiatori a Vicenza il governo torna alla carica sull’attuazione del fondo risparmiatori.
ROMA Dopo l’accesa assemblea dei risparmiatori a Vicenza il governo torna alla carica sull’attuazione del fondo risparmiatori. Ma la partita a tre fra leader della maggioranza, commissione Ue e ministero dell’Economia resta complicata, i confronti fra i tecnici faticano a trovare una via d’uscita e cresce la pressione dei risparmiatori. Secondo il calendario indicato dal sottosegretario all’Economia Alessio Villarosa il primo decreto con regole e procedure potrebbe arrivare a stretto giro, mentre in un mese sarebbe pronto il secondo con l’affidamento alla Consap della gestione operativa dei risarcimenti. «Se i decreti sono pronti ci convochino», ribatte l’associazione “Vittime del salvabanche”, in un quadro che fatica a trovare certezze su tutti i temi chiave per l’avvio vero e proprio dei rimborsi: la platea, le procedure per gli indennizzi e le verifiche chiamate a certificarne il diritto. Nell’assemblea dei risparmiatori di sabato a Vicenza i vicepremier sono stati allineati nel ribadire che gli indennizzi arriveranno comunque, piaccia o meno a Bruxelles. Ma anche le verifiche di queste ore mostrano che sul piano operativo la questione è più complicata. Anche perché una bocciatura europea potrebbe imporre il recupero dei rimborsi riconosciuti in modo illegittimo. Con questa incognita, la firma degli atti che fanno partire la macchina degli indennizzi esporrebbe a responsabilità erariali imponenti. Una variabile del genere potrebbe bloccare anche i lavori della commissione tecnica di nove membri che dovrà gestire le pratiche. Al ministero dell’Economia si continua a lavorare alla ricerca dei margini che possono provare a far andare d’accordo i rimborsi generalizzati previsti dalla manovra e quelli selettivi chiesti dalle regole Ue. E uno degli agganci è cercato nella prima delle osservazioni inviate da Bruxelles. Nelle loro richieste di chiarimenti, i tecnici comunitari ricordano che direttive alla mano l’indennizzo spetta ai risparmiatori danneggiati da una «vendita fraudolenta» ( misselling ) . E che la frode deve essere certificata dal «giudizio di una Corte» o dal «parere di un arbitro». Messa così, la partita sarebbe chiusa sul nascere, perché la legge di bilancio non prevede né giudici né arbitri. I tecnici Ue aggiungono però quella che potrebbe suonare come una concessione. Perché ricordano che per avviare le compensazioni servirebbe «almeno la fissazione di criteri che assicurino che il rimborso sia dovuto a ragioni di urgenza sociale». Tra i parametri indicati da Bruxelles, è il meno automatico. E può lasciare qualche spazio alla trattativa. Ma il confronto, che viaggia su canali informali senza convocazioni ufficiali, rimane acrobatico. E stretto fra l’esigenza pratica di non andare incontro a una bocciatura quasi certa e quella politica di non arretrare sulla promessa di indennizzi ad ampio raggio, tema portante della piattaforma M5S da far decollare in un Veneto centrale nella geografia leghista. Per andare incontro a Bruxelles si punta a escludere a priori clienti professionali e investitori qualificati, che la manovra non cita, concentrando il diritto al rimborso su persone fisiche e Onlus. Il tentativo italiano è però di far rientrare nella platea anche le microimprese (fino a 10 dipendenti). L’altra mossa del decreto riempie di competenze la «commissione dei nove», che dovrebbe anche «verificare la sussistenza delle violazioni massive» degli obblighi di trasparenza imposti dalla legge a chi vende prodotti finanziari. Ma oltre che con le norme Ue i commissari dovrebbero confrontarsi anche con l’ordinamento italiano. E in particolare con l’articolo 2043 del Codice civile, in base al quale il risarcimento del danno scatta solo per un «fatto doloso o colposo che arrechi ad altri un danno ingiusto» (dunque contro la legge). Non basta un «danno», insomma, perché deve essere anche «ingiusto». L’intreccio di queste norme rende complesso indicare alla commissione dei 9 i criteri da adottare per esprimere la valutazione in base alla quale rimborsare i risparmiatori. Forse proprio in virtù di questa difficoltà ci sarebbero stati nei giorni scorsi tentativi di coinvolgere Consob e forse anche Bankitalia per avere un avallo tecnico per supportare il lavoro della commissione. Ma l’esito del sondaggio sarebbe ovviamente stato negativo.
Selettivi o generali? il contrasto con la Ue |
Serve frode certificata ll nodo cruciale è nel contrasto tra rimborsi generalizzati previsti dalla manovra e quelli selettivi chiesti dalle regole Ue. In particolare i tecnici comunitari ricordano che l’indennizzo spetta ai risparmiatori danneggiati da una frode che deve essere certificata dal «giudizio di una corte» o dal «parere di un arbitro». |
Nel mirino i compiti dei nove commissari |
I parametri per la valutazione L'altro nodo riguarda le competenze della «commissione dei nove» che deve anche «verificare la sussistenza delle violazioni massive» degli obblighi di trasparenza per chi vende prodotti finanziari. Resta complesso indicare i criteri da adottare per esprimere la valutazione in base alla quale rimborsare i risparmiatori |
Spiragli dalle ragioni di «urgenza sociale» |
Il criterio meno automatico Dai tecnici europei arriva anche uno spiraglio quando ricordano che per avviare le compensazioni serve «almeno la fissazione di criteri che assicurino che il rimborso sia dovuto a ragioni di urgenza sociale». Tra tutti i parametri indicati dalla Ue, questo è il meno automatico, lasciando qualche margine in più alla trattativa. |
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