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16/9/2019
PREMI FISCALI A CHI LASCIA IL CONTANTE MA TUTTI DIMENTICANO LA NORMA CHE C’È
Un premio fiscale a chi abbandona il contante scegliendo metodi di pagamento tracciabili.

Un premio fiscale a chi abbandona il contante scegliendo metodi di pagamento tracciabili. Il tema è salito alla ribalta in questi primi giorni del nuovo governo giallorosso, con il punto 16 del programma. Ma tutti, o quasi, si sono dimenticati che una norma in materia c’è già dal 2011, almeno per professionisti e imprenditori. Con la cosiddetta manovra-bis del 2011 (Dl 138), infatti, sono state previste misure di favore per coloro che utilizzano strumenti di pagamento diversi dal denaro contante. La disposizione è ancora in vigore (articolo 2, comma 36-vicies ter – forse è già la numerazione che ha portato male – del Dl 138/2011), e di sicuro l’estensore delle istruzioni alla dichiarazione dei redditi (e dell’Iva) se ne è ricordato, perché risultano ancora degli specifici righi dove indicare i rapporti intrattenuti con gli istituti finanziari. Già, perché la norma stabilisce che gli imprenditori e i professionisti con ricavi e compensi dichiarati non superiori a 5 milioni di euro, che rinunciano all’utilizzo del contante per «tutte le operazioni attive e passive», possono fruire del dimezzamento di alcune sanzioni amministrative. Questo all’ulteriore condizione che indichino, nella dichiarazione dei redditi e dell’Iva, gli estremi dei rapporti intrattenuti con gli intermediari finanziari. Le sanzioni vengono ridotte alla metà: però soltanto quelle relative all’infedele dichiarazione dei redditi, all’infedele dichiarazione Iva, e all’omessa fatturazione e registrazione delle operazioni Iva. In realtà, ci sarebbe (per previsione normativa) anche l’omessa dichiarazione; ma se il contribuente deve indicare nella dichiarazione gli estremi dei rapporti intrattenuti con gli istituti finanziari, è chiaro che l’omessa dichiarazione non ci sta. Il fatto è però che questa norma è rimasta sulla carta. Così è quasi pleonastico affermare che non ha funzionato. Si può dire, comunque, che i presupposti perché non funzionasse c’erano davvero tutti, e quindi, forse, il caso specifico va ben oltre l’insuccesso “per destinazione” di certi premi fiscali, che non sembrano in effetti godere di gran fortuna. La stagione di un tipo di premi basati sul sinallagma «se fai qualche cosa che può risultare utile all’amministrazione finanziaria, in cambio ti do qualcos’altro» è iniziata, di fatto, con gli studi di settore («se sei “congruo e coerente” ti concedo una serie di presunti vantaggi»), e poi si sa come è finita. Ora, oltre a quella della lotta al contante, è di attualità la vicenda degli Isa, e anche qui si ha la sensazione che quando molti interlocutori fiscali usciranno da una sorta di “sonno della ragione”, accorgendosi di cosa sta in fondo dietro gli Isa (dati, dati e ancora dati, e una certa psicologia per fare dichiarare maggiore ricavi), la sorte non sarà poi tanto dissimile da quella degli studi. Il fatto è che, come regola generale, un rapporto “sano” tra fisco e contribuente non avrebbe bisogno di incentivi, ma di credibilità. Certamente se la credibilità ce l’avesse il sistema fiscale, e tanti suoi attori, anche il contribuente “naturalmente” – senza incentivi – sarebbe portato a fornire all’amministrazione risultati credibili. Così si ha più di un dubbio sul fatto che la previsione di un qualche premio fiscale possa disincentivare l’utilizzo del contante. I dubbi, poi, risultano ancora maggiori se si pensa di stabilire una sorta di imposizione sui prelievi di contante eccedenti una determinata soglia: quale sarebbe il presupposto di capacità contributiva? In realtà, il parallelismo contante uguale evasione ci ricorda un po’ l’«occorre tassare le multinazionali». Questo non vuol dire che si sia favorevoli all’utilizzo smodato del contante. Anche a chi scrive fa una certa tristezza – condita da una naturale diffidenza – vedere portafogli “tronfi” di banconote. Solamente che non sembra quella fiscale la leva più appropriata per far sì che il contribuente italiano si avvicini alle transazioni digitali.  


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